Storia di un papà speciale

sergio_Babyloss incompetenza cervicale

Ciao a tutti, mi chiamo Michele, e sono un papà. Anche se nessuno, o quasi, lo sa.

La storia mia e di mia moglie ha inizio due anni e mezzo fa, quando tornai a casa da lavoro, una sera come tante, ignaro di dove mi stesse portando il destino.

Quella sera provavo una sensazione strana, che solo ora so descrivere: un presentimento. Mia moglie era solita venire ad aprirmi alla porta, ma quella sera non lo fece: la trovai, invece, in piedi in soggiorno, sconvolta, con gli occhi pieni di lacrime e con in mano una penna, o almeno così sembrava. Ma non era una penna. Era un test. Con due lineette rosa. 

La abbracciai e le dissi: si festeggia! Lei scoppiò in una risata di vera gioia, senza smettere di piangere. Mia moglie è fatta così: piange sia per le brutte che per le belle notizie. Piange praticamente sempre!

Cominciò così il nostro periodo più bello: sei mesi di sogni espressi e inespressi, di speranze e paure, di gioia e stupore. Mia moglie era sempre più bella: più la pancia cresceva, più il suo corpo si addolciva e il suo sorriso si illuminava.

Ma avete letto bene: sono stati solo sei i mesi di gioia.

I nostri sogni si sono infranti nel giro di sei giorni, fra la 21a e la 22a settimana di gravidanza, quando arrivammo in ospedale per qualche doloretto alla pancia di mia moglie…e ci sentimmo dire dal medico di turno che eravamo in travaglio abortivo.

Ci opponemmo con tutte le nostre forze a quella che ci veniva presentata come una strada a senso unico: ad oggi, non si è ancora scoperto come e perché si inneschino i parti prematuri né come fermarli. Mia moglie era completamente dilatata e doveva partorire, anche se questo significava, a quell’età gestazionale, la morte certa di nostro figlio.

Rimanemmo sei giorni in attesa di un miracolo: mia moglie immobile a letto; io avanti e indietro fra casa nostra e l’ospedale. Ma il miracolo non avvenne. Rilevarono un’infezione e ci obbligarono a partorire.

Fu un parto veloce. E atrocemente silenzioso. Nostro figlio Sergio, caldo e perfetto, ci fu fatto vedere solo per pochi istanti, giusto il tempo di amarlo e ricordarlo per sempre.

E’ allora che sono diventato papà. Mia moglie dice che lo ero già, da quando avevamo visto il test, ma io credo proprio di essere diventato padre alla nascita di mio figlio: è stato quando ho visto il suo volto, quando l’ho tenuto in braccio, che ho realizzato concretamente che lui c’era. Per sei mesi, tutti i giorni e tutte le notti, lui era stato sempre con noi.

Ma, purtroppo, non lo sarebbe stato mai più.

Non sono diventato però, purtroppo, un papà come gli altri, ma un papà speciale. Anche se forse sarebbe più veritiero che mi chiamassi un papà invisibile. Perché, non avendo bambini a casa con me, nessuno pensa che io possa essere padre di qualcuno. Sono un papà al quale nessuno ha fatto le congratulazioni (né le condoglianze) il giorno della venuta al mondo di Sergio; un papà a cui nessuno fa gli auguri per la festa del papà; un papà a cui nessuno chiede come vanno le cose da quando è nato tuo figlio? Un papà senza notti insonni, senza pannolini da comprare, senza feste, senza domeniche al campo di calcetto, senza…tutte le cose che hanno i papà con figli sulla terra.

Eppure Sergio, nascendo, ha reso padre anche me. Mi sento cambiato da allora. Non so bene chi io sia diventato, né in cosa, di preciso, io sia cambiato, ma, di certo, mi sento padre di Sergio.

Anche mia moglie è cambiata, soprattutto da quando le è stata diagnosticata l’incompetenza cervicale (IC). Già era una persona sensibile, ora lo è di più. Già piangeva sempre, ora, persino di più. E’ dimagrita e sorride in modo diverso. Ai miei occhi, sarà per sempre la mamma di Sergio.

Mia moglie si è sentita a lungo in colpa per quello che è successo, e, probabilmente, si sente ancora così. Ho rinuanciato a dirle quanto io la ami e a ripeterle quanto lei non c’entri con la morte di nostro figlio: ho capito che il suo coinvolgimento con l’accaduto è totale e che l’unica cosa che la aiuta concretamente è la terapia.

Sì, nel nostro caso è la terapia di coppia che ci ha permesso, ad oggi, di restare uniti. Senza lo psicoterapeuta al quale ci siamo rivolti, non saremmo sopravvissuti al dolore che abbiamo provato e che, a distanza di più di due anni, ancora proviamo.

Spero che un giorno avremo un altro figlio (o figlia) grazie ai trattamenti che ora conosciamo e dei quali non avevamo mai sentito parlare prima. Ora, anche grazie a incompetenzacervicale.it sappiamo che non siamo i soli al mondo ad aver vissuto un tale incubo…anzi, abbiamo scoperto che siamo in tanti. 

E’ per questo che ho voluto scrivere la nostra storia, cosa non avevo fatto mai prima. Con questo mio testo voglio dire: ci siamo anche noi. E, soprattutto, ci siamo anche noi papà. Soffriamo anche noi, i sogni che si sono infranti erano anche nostri.

Ci sentiamo anche noi papà dei nostri angeli.

Michele

Racconta la tua esperienza su incompetenzacervicale.it

Invia la tua storia a incompetenzacervicale@gmail.com; sarà pubblicata sul nostro sito e riceverai in regalo un’infografica personalizzata

incompetenzacervicale-it-logopiccolo

Copyright ©. Tutti i diritti sono riservati

NON MEDICAL DISCLAIMER

Questo post fa parte del blog “Le vostre storie”, che presenta i racconti inviatici volontariamente e a titolo gratuito dai nostri lettori.

Incompetenzacervicale.it non fornisce consigli in ambito medico, diagnosi professionali, opinioni, trattamenti o servizi personali.

Tutte le informazioni condivise su Incompetenzacervicale.it e sulle pagine social di Incompetenzacervicale.it sono da intendersi a titolo educativo e come fonte di discussione.

Nessuna informazione condivisa direttamente sul sito Incompetenzacervicale.it, sulle pagine social di incompetenzacervicale.it o all’interno dei contenuti da esso linkati sono da intendersi, in nessun caso, quali consigli medici o diagnostici.

Le informazioni presenti sul sito Incompetenzacervicale.it, sulle pagine social di incompetenzacervicale.it o all’interno dei contenuti da esso linkati non sostituiscono, in alcun modo, la consulenza e le indicazioni del tuo medico curante e/o della struttura sanitaria alla quale ti sei rivolto.

Gli amministratori di incompetenzacervicale.it non sono responsabili per nessun consiglio, indicazione di trattamento, diagnosi né per altre informazioni presenti in questo sito e sulle pagine social di incompetenzacervicale.it.

Chiedi sempre l’opinione del tuo medico di fiducia per ogni dubbio che tu possa avere riguardo qualsiasi condizione medica.

Leave a Reply