Rompiamo il silenzio

rompere il silenzio

“Mi spiace signora, suo figlio non ce l’ha fatta”

Ciak. Silenzio.

Ma non era una film.

Era tutto vero. A metà di una gravidanza perfetta, una disperata corsa in ospedale, un parto prematuro veloce e dolorosissimo, la sentenza, dopo la nascita, che non c’era più nulla da fare.

Capii subito che la mia vita era cambiata per sempre.

Capii subito che indietro non si poteva tornare.

Non immaginavo però che avrei conosciuto, forse per la prima volta, il vero silenzio.

Silenzio da parte di parenti e amici, capaci solo di dirmi “passerà”.

Silenzio da parte dei medici, capaci solo di dirmi di “riprovarci ancora”.

Silenzio da parte di chiunque sapesse che eravamo in attesa, capace solo di fare finta di nulla, non vedendo né una pancia né un passeggino con noi.

Ho provato, a volte, a comunicare il mio dolore: non dimenticherò mai lo sgomento di chi avevo di fronte, la sua urgenza di cambiare subito argomento.

Tutto questo mi ha fatto male. Il silenzio ha aggiunto dolore al dolore.

In un contesto sempre connesso come il nostro, in cui si condivide ogni cosa con un click, mi scontrai improvvisamente con la realtà che per questo mio dolore non c’era spazio.

Nessuno era disposto ad ascoltarmi. Figuriamoci a condividere questa cosa con me.

Non ho mai pensato che parenti e amici fossero diventati improvvisamente insensibili o superficiali.

Di certo però erano impreparati.

Così come impreparata ero io.

E la causa di tale impreparazione era il silenzio sostanziale che nel tempo ha soffocato l’esperienza più dura che un essere umano possa affrontare, trasformandolo in un vero e proprio tabù: l’avvento della morte proprio nel momento in un cui un essere umano dovrebbe iniziare a vivere.

Non avevo mai sentito parlare di lutto perinatale prima di perdere il mio primo figlio.

Eppure, la letteratura dice che, in Italia, 1 gravidanza su 6 finisce tragicamente.

Dove viene nascosto tutto questo dolore?

Ora lo so. Finisce sotto il tappeto. Ed è una bomba ad orologeria.

Che se non scoppia subito può farlo in seguito, e più passa il tempo, più le conseguenze possono essere gravi.

Perché il dolore che rimane dentro avvelena l’anima e il corpo.

Perché il silenzio rende genitori, parenti, amici e medici, sostanzialmente impreparati, quindi incapaci di affrontare il dramma della perdita.

Il non sapere che possa succedere e come, il credere che il parlarne possa fare male, l’incapacità di saper gestire dolori così profondi e sconosciuti, rendono i genitori, protagonisti di questo dramma, ancora più vulnerabili.

Non c’è medicina, per chi perde un bambino, se non quella di sentirsi meno solo.

Il Baby Loss Awareness Day (15 Ottobre), la giornata internazionale della consapevolezza sulla perdita perinatale, è nato proprio con l’obiettivo di rompere un silenzio così deleterio ed accendere i riflettori sulla consapevolezza che, purtroppo, la perdita di un bambino in gravidanza non è un evento così raro come potrebbe sembrare.

Per tutto il mese di ottobre, sono organizzati ogni anno nel mondo eventi e incontri su questo tema, tesi a combattere tutte le forme di isolamento che possono coinvolgere i genitori in lutto. Quest’anno, in Italia, molti di questi eventi sono organizzati dalla Onlus CiaoLapo, da dieci anni attiva nell’ambito della tutela della salute perinatale.

Evento cardine del mese sarà l’Onda di luce, l’accensione in contemporanea in tutto il mondo, il 15 Ottobre, di candele, in ricordo dei bambini che abbiamo dovuto salutare troppo presto. Incompetenzacervicale.it parteciperà a questa iniziativa, accendendo candele con il proprio simbolo, due farfalle appena nate, per accendere l’attenzione su tutti i bambini persi a causa dell’incompetenza cervicale (IC), patologia del collo dell’utero, che può causare parti molto prematuri nel secondo trimestre di gravidanza.

Aiutaci anche tu a rompere il silenzio. Accendi una candela il 15 ottobre e, soprattutto, dai voce, nel quotidiano, alla tua esperienza.

Perché il cambiamento può iniziare da noi.

Perché chiunque soffra, ha bisogno di parlare. E di essere ascoltato.

E noi che abbiamo perso dei figli soffriamo. Tremendamente.

Facciamo sentire la nostra voce.

#Breakthesilence

#babyloss16

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