Mi avevano detto che la gravidanza mi avrebbe cambiata.
Nessuno, però, mi aveva preparata a quello che sarebbe successo dopo la perdita dei miei figli.
Non sapevo, soprattuto, che avrei scoperto un’altra me.
In meno di un anno, avevo perso due figli a causa di una forma grave di incompetenza cervicale (IC), una patologia che rende il collo dell’utero più debole del normale aumentando il rischio di parto prematuro nel secondo trimestre di gravidanza. I miei figli, nati al sesto mese di gestazione, seppur perfetti, erano nati troppo piccoli per sopravvivere.
La diagnosi fu un pugno allo stomaco: ero nata così, con un corpo che, non solo mi aveva fatto perdere i miei figli, ma che avrebbe potuto mettere a rischio anche le mie future gravidanze.
Odiai il mio corpo con tutta me stessa: come aveva potuto farmi questo? Aveva tradito la mia fiducia, il mio impegno, i miei sacrifici, i miei sogni. Nella maniera più meschina.
Il mio corpo però, così come me, non aveva scelto di essere così.
Mi resi conto che non avevo altra scelta che accettare i miei limiti. Ma ciò non significava rassegnarsi, non ancora.
La mia era una condizione che non potevo cambiare da sola: ad oggi, non c’è medicinale, precauzione o esercizio fisico che una donna possa scegliere per aumentare la resistenza della propria cervice in gravidanza.
Avevo bisogno di aiuto. E non di uno qualsiasi.
Ascoltai i pareri di più medici specializzati in incompetenza cervicale (IC) e scelsi il trattamento che, nel mio caso, dava maggiori possibilità di successo: il cerchiaggio transaddominale (TAC), un intervento che prevede l’inserimento di una fettuccia sotto l’utero, capace di sostenere l’aumento del peso del bambino nelle gravidanze successive, riducendo, in questo modo, il rischio di incorrere in un altro parto prematuro.
Su consiglio del mio medico, scelsi di fare l’intervento prima di cercare una nuova gravidanza, per ridurre i rischi, seppur limitati, associati all’operazione chirurgica.
Ricorderò sempre il giorno dell’operazione: mano nella mano col mio compagno, entrai in ospedale col cuore in gola, determinata e consapevole di essere ad un passo dalla scommessa della mia vita.
Arrivò il medico per gli ultimi esami, poi l’anestesia, calore irreale in ogni parte del mio corpo… e dopo un’ora esatta riaprìì gli occhi, fuori dalla sala operatoria.
“E’ stato un successo, signora”, disse il dottore, stringendomi forte la mano.
Quel corpo, che tanto avevo odiato, reagì bene all’intervento: nessuna emorragia o infezione, ripresi a camminare normalmente in pochi giorni, fui dimessa dall’ospedale prima del previsto.
Incominciai a vedermi, per la prima volta, in maniera diversa: la mia attenzione si spostò dal prima delle pardite al dopo. Dai miei limiti, alle mie capacità.
Le gravidanze mi avevano reso madre; la perdita dei miei figli mi aveva aperto gli occhi sui miei limiti; quell’operazione mi fece scoprire la parte più combattiva di me.
Mi resi conto che stavo vincendo sul dolore, stavo affrontando i miei limiti, impugnando nuove armi, determinata come mai a vincere la battaglia per i miei figli.
Feci pace con il mio corpo. E con me stessa.
Ero finalmente pronta ad affrontare il futuro.
Con la forza che dà la consapevolezza di aver fatto tutto il possibile per raggiungere il proprio obiettivo.
Come chiunque su questa terra, non so cosa mi accadrà domani, tanto meno se avrò un’altra gravidanza o come andrà a finire.
Ora però ho conosciuto un’altra me, capace di lottare per i propri sogni.
Fino alla fine.
L. H.
#KeepFighting
#IncompetenzaCervicale
#FollowYourDreams
N.B. Il cerchiaggio transaddominale (TAC) è un intervento delicato riservato a un numero selezionato di donne, in presenza di diagnosi certa di incompetenza cervicale (IC). Data la complessità dell’intervento, è importante rivolgersi ad un medico chirurgo esperto. Le tecniche, i rischi e i periodi necessari per la ripresa possono variare a seconda del caso clinico. Chiedi maggiori informazioni al tuo medico di fiducia.
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